Le spezie sono considerate alleate della salute e del gusto: arricchiscono i piatti, apportano benefici al metabolismo e sono utilizzate anche nella medicina.
Tuttavia, non tutte le spezie sono innocue quando si assumono farmaci. Alcune possono interferire con l’assorbimento o l’efficacia dei medicinali, rendendo le terapie meno efficaci o addirittura pericolose. Una di queste spezie, molto comune e apprezzata, nasconde un rischio poco conosciuto ma documentato dalla scienza. È fondamentale conoscere queste interazioni per evitare effetti indesiderati e proteggere la propria salute.

Non basta infatti affidarsi al buon senso o alla tradizione culinaria: quando si è in cura, anche gli alimenti apparentemente innocui possono rappresentare un rischio.
Essere informati è il primo passo verso un uso consapevole delle spezie, che restano preziose alleate… ma solo se usate con attenzione.
In questo articolo approfondiremo il caso specifico di una spezia molto diffusa e vedremo perché, in presenza di farmaci, è meglio tenerla lontana dalla propria cucina.
Una spezia insospettabile che può compromettere la tua terapia
La cannella è una spezia apprezzata per il suo aroma avvolgente e le sue proprietà benefiche, tra cui effetti antiossidanti, antinfiammatori e la capacità di regolare i livelli di zucchero nel sangue. Tuttavia, il suo componente principale, la cinnamaldeide, può interferire con il metabolismo di alcuni farmaci. Secondo uno studio pubblicato su Food Chemistry: Molecular Sciences, la cinnamaldeide attiva recettori che accelerano l’eliminazione dei farmaci dall’organismo, riducendone la biodisponibilità e, di conseguenza, l’efficacia.
Particolarmente a rischio sono le persone che assumono farmaci su base cronica, come anticoagulanti, antipertensivi e antidiabetici.

In questi casi, un consumo regolare e abbondante di cannella può compromettere l’efficacia della terapia, esponendo il paziente a potenziali complicazioni. È importante notare che esistono diverse varietà di cannella, e alcune contengono quantità più elevate di cumarina, una sostanza che può potenziare l’effetto degli anticoagulanti, aumentando il rischio di sanguinamenti.
Inoltre, la cannella può interagire con altri farmaci attraverso l’inibizione o l’induzione degli enzimi del citocromo P450, coinvolti nel metabolismo di numerosi medicinali. Ad esempio, la piperina, presente nel pepe nero, può aumentare la concentrazione plasmatica di farmaci metabolizzati attraverso gli enzimi epatici CYP3A4 e CYP2D6. Sebbene la piperina sia più associata al pepe nero, è importante considerare che l’interazione tra spezie e farmaci è un campo complesso e ancora oggetto di studio.
Altre spezie da consumare con cautela durante terapie farmacologiche
Oltre alla cannella, anche altre spezie possono interferire con i farmaci. La curcuma, ad esempio, seppur benefica, può aumentare il rischio di sanguinamenti se assunta con anticoagulanti, antiaggreganti o insulina, ed è sconsigliata in caso di calcoli biliari. La camomilla, nota per le sue proprietà rilassanti, può potenziare l’effetto di farmaci cumarinici come il warfarin.
Il pepe nero, invece, contiene piperina, una sostanza che può alterare la concentrazione di alcuni medicinali.
È fondamentale consultare il medico prima di introdurre nuove spezie nella dieta durante una terapia. Un uso consapevole e informato permette di proteggere la salute e mantenere l’efficacia dei trattamenti farmacologici.