Linee Guida – Capitolo 6

Linee Guida - Capitolo 6

Operazioni successive al trattamento

Punti chiave e priorità

La miscela residua di fine trattamento va gestita in modo razionale e sicuro. Innanzitutto occorre rendere minima questa frazione attraverso una corretta pianificazione del trattamento e l’adozione di comportamenti corretti.

Ogni tipo di residuo dei trattamenti (rimanenze, acque di lavaggio, prodotti scaduti, contenitori vuoti) deve essere correttamente gestito al fine di evitare danni alle persone, agli animali e all’ambiente.

È importante eseguire correttamente la pulizia esterna e interna dell’irroratrice, a cadenza regolare ma anche in relazione a trattamenti da effettuare su colture differenti o sulla stessa coltura ma con prodotti fitosanitari diversi.

Le acque di lavaggio devono essere gestite correttamente e non disperse nell’ambiente.

L’irroratrice va ricoverata in luogo sicuro fuori dalla portata di persone non autorizzate e animali, e in condizioni tali da non provocare rischi di contaminazione dell’ambiente.

Accertarsi sempre dell’eventuale presenza di specifiche normative locali che regolamentano lo smaltimento dei rifiuti agricoli.

Al termine dell’esecuzione dei trattamenti occorre realizzare una serie di operazioni durante le quali è necessario porre particolare attenzione per evitare possibili contaminazioni:

  • 1. smaltimento della miscela residua;
  • 2. pulizia interna dell’irroratrice;
  • 3. pulizia esterna dell’irroratrice;
  • 4. ricovero dell’irroratrice;
  • 5. smaltimento dei contenitori vuoti.

Per quanto riguarda i punti da 1 a 3 si fa presente anche la possibilità di utilizzare il sistema EOS messo a punto nell'ambito del progetto TOPPs che con una serie di semplici domande consente la valutazione del livello di efficienza delle macchine in uso rispetto la mitigazione della contaminazione dell'ambiente e che consente di fare valutazioni comparative tra diverse soluzioni

Di seguito invece alcune indicazioni e buone pratiche che è bene seguire per limitare il più possibile la contaminazione puntiforme derivante dalla gestione delle acque reflue di lavaggio e gestione dei contenitori vuoti.
E' importante tenere sempre presente infatti che i prodotti fitosanitari possono rappresentare una importante sorgente di inquinamento delle acque e del suolo e che tutte le forme di contaminazione di origine aziendale derivante da una non corretta gestione sono caratterizzate dal fatto che il contatto tra il prodotto fitosanitario e l’ambiente avviene su una superficie limitata, ma a concentrazioni superiori rispetto alla contaminazione diffusa.

6.1 Gestione della miscela residua

Ai fini delle corrette misure da adottare, la miscela residua da gestire al termine del trattamento può essere distinta in due frazioni:

Pozzetto di prelievo della miscela all’interno dell’irroratrice
  • a) interno dell’irroratrice:
    • miscela tecnicamente non distribuibile che rimane negli angoli morti del serbatoio, nei filtri e nelle tubazione e che la pompa non è in grado di aspirare;
    • miscela in eccesso rispetto a quella necessaria per il trattamento, che dipende dalla corrispondenza fra la quantità inserita nel serbatoio e quella effettivamente distribuita sulla coltura.
  • b) esterno dell’irroratrice:
    • frazione di miscela fitoiatrica accumulatasi sulla superficie esterna della macchina.

6.1.1 Aspetti strutturali

Al fine di ottimizzare la gestione della miscela residua possono essere adottate alcune soluzioni, tecniche quali:

  • irroratrici in grado di minimizzare la quantità di miscela residua non distribuibile e dotate di ugelli lava serbatoio e sistemi lava impianto;
  • area attrezzata dotata di pozzetto per la raccolta delle acque di lavaggio e della miscela residua;
  • se autorizzato, utilizzo di un sistema aziendale di gestione dei reflui;
  • contenitore per il riutilizzo in un trattamento successivo;
  • contenitore per lo smaltimento.

6.1.2 Aspetti comportamentali

La quantità di miscela residua nel serbatoio può essere limitata attraverso idonee procedure o scelte in merito al tipo di attrezzatura, alla sua regolazione e a tutte le pratiche che riguardano la preparazione e la distribuzione della miscela in campo.
Si devono, pertanto, tenere in considerazione le indicazioni riportate nei capitoli precedenti, che consentono di definire in modo preciso il volume di distribuzione, di garantire la corretta distribuzione sulla coltura da proteggere, di evitare contaminazioni indesiderate dell’irroratrice stessa. La quantità di miscela non distribuibile o quella che rimane negli angoli morti del serbatoio dipende principalmente dai parametri costruttivi; una loro valutazione, oltre che essere un criterio di decisione al momento dell’acquisto dell’attrezzatura, consente di avere una prima indicazione su come andrà gestita la fase di pulizia interna.

Indicazioni per la corretta gestione delle rimanenze di fine trattamento

Miscela non distribuibile - gestione in campo

Il residuo in botte viene ridistribuito sull’appezzamento. Se i calcoli effettuati per preparare la miscela sono stati fatti correttamente, non verrà superato il dosaggio stabilito per ettaro.
Con il lavaggio interno dell’irroratrice (vedi dettagli al punto 6.2), la miscela non distribuibile viene ulteriormente diluita consentendo di raggiungere volumi sufficienti per effettuare una nuova applicazione sulla coltura appena trattata. Per questa operazione è necessario individuare una zona idonea del campo (es. inizio trattamento) e assicurarsi che la vegetazione abbia avuto il tempo di asciugarsi; occorre, inoltre, prestare attenzione a non causare dilavamenti dovuti all’impiego di volumi elevati. Successivamente la quantità rimasta può essere gestita in azienda, secondo le indicazioni che seguono.
Lo svuotamento del residuo finale può avvenire anche in campo, ma l’operatore deve essere sicuro di aver eseguito correttamente le procedure di lavaggio e di aver adottato le misure necessarie per impedire la contaminazione dell’ambiente (es. caratteristiche del suolo, distanza dai corpi idrici, ecc.).

Miscela non distribuibile - gestione in azienda
Pozzetto di raccolta delle acque di lavaggio con pompa sommersa

La miscela residua, opportunamente diluita, può essere scaricata direttamente o passando attraverso il pozzetto di raccolta delle acque dell’area attrezzata:

  • in idoneo sistema aziendale di gestione dei reflui;
  • in un contenitore che verrà ritirato per lo smaltimento da una società specializzata.

Anche in questo caso è utile seguire le indicazioni relative al lavaggio interno dell’attrezzatura.

Miscela residua in eccesso (distribuibile)

In questo caso si tratta di volumi di miscela che non possono essere distribuiti nell’immediato sulla coltura appena trattata. Di conseguenza è necessario considerare le seguenti possibili alternative:

  • previa eventuale diluizione, distribuire quanto prima la miscela su una coltura per la quale il prodotto in uso è autorizzato, garantendo comunque il rispetto di tutte le indicazioni previste in etichetta;
  • conservare la miscela in azienda, in un idoneo contenitore opportunamente etichettato, per essere successivamente smaltita secondo le norme vigenti.

Nel primo caso, la miscela avanzata a fine trattamento può essere lasciata nel serbatoio dell’irroratrice purchè il riutilizzo avvenga in tempi brevi (es. entro 24 ore) e tale pratica non determini malfunzionamenti della macchina stessa (es. intasamento dei filtri o degli ugelli). In caso contrario, utilizzare contenitori a tenuta opportunamente etichettati con indicazione del prodotto e della coltura sulla quale si prevede l’impiego.

6.2 Pulizia interna dell'irroratrice

Il lavaggio interno deve essere effettuato quando:

  • si cambia coltura e/o se il prodotto fitosanitario impiegato per la coltura precedente non è registrato per la successiva che si va a trattare o può dare problemi di fitotossicità;
  • se la miscela residua avanzata nell’irroratrice comporta rischi di intasamento dei filtri e degli ugelli o di altri malfunzionamenti della macchina.

È possibile non effettuare il lavaggio interno se non si cambia coltura e nel caso in cui i trattamenti successivi vengano effettuati a distanza di poche ore (compatibilmente con il tipo di formulato). È importante prestare attenzione anche agli intervalli di sicurezza nel caso in cui rimanga della miscela nella botte e si voglia trattare un’altra coltura sulla quale cambia questo parametro. In tal caso è sempre opportuno lavare l’irroratrice.
Una frequenza eccessiva dei lavaggi interni dell’irroratrice può generare volumi molto elevati di reflui. Se la pulizia interna non viene mai eseguita, d’altra parte, si possono verificare danni ai componenti della macchina, intasamento degli ugelli e altri malfunzionamenti. Di conseguenza si deve organizzare un calendario per il lavaggio dell’irroratrice in modo da ottimizzare i volumi di reflui da gestire. Seguire le istruzioni del costruttore e le indicazioni in etichetta, se riportate, su come effettuare la pulizia.

6.2.1 Aspetti strutturali

Getto lava serbatoio

Per la pulizia interna dell’irroratrice è importante disporre di un impianto specifico (serbatoio e circuito) in grado di realizzare l’operazione in sicurezza.
Tutti i dispositivi per la pulizia interna (ma anche esterna) presenti sulle macchine irroratrici devono essere alimentati con acqua pulita. Quest’ultima può essere contenuta in un serbatoio ausiliario montato sulla macchina irroratrice, generalmente di capacità pari al 10% del volume del serbatoio principale, oppure può essere prelevata dalla rete idrica. Nel primo caso è più semplice effettuare le operazioni di pulizia dell’irroratrice direttamente in campo, nel secondo caso ciò è possibile solo se si dispone di una presa d’acqua in prossimità del campo stesso e, pertanto, è più frequente che il lavaggio dell’irroratrice venga eseguito presso il centro aziendale.

Per risciacquare internamente il serbatoio delle macchine irroratrici vengono generalmente utilizzati uno o più ugelli di tipo rotativo, in grado di erogare un getto in volume a 360°. L’obiettivo è quello di colpire tutte le superfici interne del serbatoio e di facilitare quindi la rimozione dei residui presenti al termine del trattamento. In funzione della conformazione e delle dimensioni del serbatoio, possono essere installati uno o più ugelli lava serbatoio, posizionati opportunamente. Generalmente questi operano a pressioni comprese tra 4 e 15 bar con portate dell’ordine di qualche decina di litri al minuto.
Se la macchina non è provvista di ugelli lava serbatoio, il lavaggio interno deve essere fatto in azienda impiegando una lancia a mano a bassa o ad alta pressione (idropulitrice).
È buona pratica erogare la miscela diluita attraverso gli ugelli con la macchina ferma su un’area attrezzata, utilizzando ugelli molto grandi (es. quelli impiegati per i fertilizzanti liquidi).

A seconda della dotazione dell’attrezzatura e del livello di pulizia richiesto (risciacquo interno o pulizia interna completa), si devono seguire specifiche procedure. Il progetto TOPPS nelle parti relativo a “Il lavaggio interno ed esterno delle macchine irroratrici”, scaricabile dal sito nell'area download (http://www.topps.unito.it/area-download/file/28-lavaggio-irroratrici.html) riporta le diverse modalità d’intervento per i seguenti casi:

  • assenza di sistema lava impianto;
  • presenza di serbatoio lava impianto;
  • presenza di serbatoio lava impianto e di ugello/i lava serbatoio.

Di seguito vengono schematizzate le indicazioni operative relative a un’irroratrice equipaggiata con serbatoio lava impianto, ugello/i lava serbatoio, valvola a tre vie per escludere il ricircolo dalla pompa al serbatoio.

SCHEMA 6.1
Condizione ottimale di partenza per l’esecuzione del lavaggio interno dell’irroratrice: il residuo di miscela fitoiatrica presente nel serbatoio deve essere minimo, possibilmente solo quello non aspirabile dalla pompa.
SCHEMA 6.2
La pompa, alimentata dal serbatoio lava impianto, aspira acqua pulita ed alimenta gli ugelli lava serbatoio; la valvola sul ritorno in cisterna rimane aperta e la miscela residua nel serbatoio viene diluita.
SCHEMA 6.3
La pompa, alimentata dal serbatoio principale, aspira la miscela diluita e la invia agli ugelli; la valvola sul ritorno in cisterna rimane chiusa e il liquido viene fatto ricircolare direttamente sulla pompa.
SCHEMA 6.4
La pompa, alimentata dal serbatoio lava impianto, aspira acqua pulita e la invia agli ugelli; la valvola sul ritorno in cisterna rimane chiusa e il liquido viene fatto ricircolare direttamente sulla pompa; in tal modo il circuito viene risciacquato completamente

Effettuare sempre una pulizia interna completa dell’irroratrice, quando si prevede un successivo lungo periodo di inattività o quando questa deve essere sottoposta ad interventi di manutenzione o controllo funzionale.
Queste operazioni possono determinare un’esposizione dell’operatore; utilizzare i dispositivi di protezione individuale (DPI) prescritti.

6.3 Pulizia esterna dell'irroratrice

I requisiti minimi per il livello di pulizia esterna dell’irroratrice devono garantire che le irroratrici (e le relative macchine motrici accoppiate) possano essere impiegate, mantenute e ricoverate in condizioni di sicurezza. E' pertanto raccomandabile effettuare, periodicamente o quando necessario, operazioni di lavaggio delle superfici esterne delle attrezzature utilizzate per i trattamenti.
Nei casi degli atomizzatori e delle barre irroratrici equipaggiate con manica d’aria, ove la contaminazione può risultare più accentuata, la pulizia esterna deve essere fatta con maggiore frequenza.

Lavaggio dell’irroratrice nell’area attrezzata

In generale la cadenza della pulizia esterna dell’irroratrice dipende da:

  • frequenza dei trattamenti e periodo di picco degli stessi;
  • tipo di coltura/e;
  • prodotti fitosanitari utilizzati;
  • luogo di ricovero dell’irroratrice (all’aperto, in un’area attrezzata, sotto una tettoia);
  • livello di polverizzazione delle gocce normalmente impiegato;
  • tipo di irroratrice (es. con o senza ventilatore).

In generale effettuare la pulizia esterna:

  • seguendo le indicazioni riportate nel manuale di manutenzione e utilizzo dell’irroratrice;
  • almeno al termine di ogni periodo di utilizzo intensivo;
  • quando si prevede un lungo periodo di non utilizzo della macchina, prima di interventi di manutenzione o controllo funzionale.

6.3.1 Aspetti strutturali

Per effettuare la pulizia esterna dell’irroratrice i dispositivi necessari sono sostanzialmente le lance a mano, generalmente a bassa pressione, le spazzole e le idropulitrici. Le lance e le spazzole possono essere alimentate dal serbatoio lava impianto oppure possono essere collegate alla rete idrica aziendale. Generalmente le lance a mano e le idropulitrici forniscono risultati migliori rispetto alle spazzole (Tab. 6.1).

Tabella 6.1 - Confronto tra diverse attrezzature per la pulizia esterna dell’irroratrice in termini di volume d’acqua impiegato e residuo rimosso (fonte: DEIAFA)
Attrezzatura Acqua e tempo impiegati Residuo rimosso
Spazzola 160 l - 15 min 64,0%
Lancia 70 l - 30 min 69,3%
Idropulitrice 70 l - 20 min 75,5%

Se l’irroratrice è equipaggiata con un dispositivo per effettuare il lavaggio esterno assicurarsi che l’operazione venga effettuata in luogo idoneo. Se si dispone di un’area per il lavaggio in azienda assicurarsi che sia impermeabile ed attrezzata per raccogliere le acque contaminate, che devono essere conferite per il successivo smaltimento. Evitare di lasciare liquido contaminato sulla superficie dell’area attrezzata al termine delle operazioni di lavaggio.
Tenere comunque queste aree fuori dalla portata delle persone non autorizzate e dei bambini. E' anche possibile utilizzare prodotti specifici, generalmente tensioattivi che, addizionati all’acqua pulita del serbatoio lava impianto, possono facilitare la decontaminazione della macchina.

6.3.2 Aspetti comportamentali

È consigliabile effettuare la pulizia immediatamente dopo l’esecuzione del trattamento; diversamente potrà occorrere un maggior quantitativo di acqua pulita per decontaminare l’attrezzatura. Non rimuovere i depositi esterni accumulatisi sull’irroratrice subito dopo aver eseguito il trattamento può comportare un’elevata contaminazione dell’area dove la macchina viene ricoverata, può danneggiare parti dell’attrezzatura e può rappresentare un pericolo per le persone.
Le parti più importanti da pulire sono: barra, parti intorno agli ugelli, ventilatore e convogliatori/ bocchette dell’aria e ruote. I depositi esterni sull’irroratrice e sul trattore si accumulano nel tempo, soprattutto impiegando gocce più fini, elevate altezze di lavoro della barra e operando su terreni fangosi.
Infine, è importante evitare di rimuovere il grasso dai punti di articolazione della macchina.
Anche per le operazioni di lavaggio esterno è richiesto l’uso di adeguati dispositivi di protezione individuale (DPI).
La regolare pulizia dell’irroratrice e il suo corretto ricovero contribuiranno alla durata della macchina.

Pulizia esterna dell’irroratrice effettuata in campo

La pulizia esterna può essere eseguita in campo, avendo cura di evitare le aree in prossimità di corsi d’acqua o di zone sensibili alla contaminazione (es. aree protette) e di non ripetere durante l’anno tale operazione sistematicamente nello stesso luogo.
Per eseguire l’operazione correttamente si deve disporre di un’irroratrice equipaggiata con serbatoio lavaimpianto e lancia per il lavaggio esterno collegata al sistema lava impianto.
Dopo aver concluso le tre fasi relative alla pulitura interna, nel serbatoio lava impianto deve essere ancora presente una quantità d’acqua sufficiente a risciacquare esternamente l’irroratrice con la lancia a mano. Se eseguita correttamente, tutta questa procedura consente di riportare la macchina irroratrice in azienda sostanzialmente pulita.

6.4 Ricovero dell'irroratrice

Le irroratrici dopo l’uso devono essere ricoverate in luogo sicuro, fuori dalla portata di persone non autorizzate e animali, e non devono presentare rischi per la contaminazione dell’ambiente.

  • Ricoverare le irroratrici pulite sotto un tetto, proteggendole da possibili danni gelo e lontano dai magazzini di stoccaggio dei prodotti alimentari.
  • Se l’irroratrice è ricoverata all’aperto, parcheggiarla in un’area appositamente dedicata.
  • L’area di ricovero può essere idonea anche per le operazioni di manutenzione e riparazione:
    • evitare di eseguire le riparazioni in campo ma effettuarle preferibilmente nel cortile aziendale, in un’area opportunamente attrezzata;
    • svuotare l’irroratrice (pompa e filtri) prima di iniziare la riparazione ed effettuare l’intervento in un’area in cui sia vietato l’accesso ai non addetti ai lavori.

6.5 Smaltimento dei contenitori vuoti e/o dei prodotti revocati

I rifiuti contaminati da prodotti fitosanitari devono essere smaltiti secondo le leggi vigenti. Tali rifiuti comprendono anche quelli derivanti dal tamponamento di perdite e gocciolamenti con materiale assorbente.
Tutti i rifiuti prodotti dall’attività agricola sono classificati come rifiuti speciali.
Un’ulteriore classificazione è in funzione della loro pericolosità: non pericolosi e pericolosi.
La classificazione dei rifiuti e la relativa attribuzione del codice CER ricade nella sfera di responsabilità del produttore o detentore.
Il CER, Codice Europeo dei Rifiuti, è un codice identificativo che viene assegnato ad ogni tipologia di rifiuto in base alla composizione e al processo di provenienza. I rifiuti pericolosi nell’elenco CER sono indicati con un asterisco (*).
Al capitolo 02, ovvero “Rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, acquacoltura, selvicoltura, caccia e pesca, trattamento e preparazione di alimenti”, sono riportati i codici utilizzabili per:

  • i prodotti fitosanitari scaduti o non più utilizzabili (02.01.08* - rifiuti agrochimici contenenti sostanze pericolose);
  • i residui di prodotti agrochimici (02.01.09 - rifiuti agrochimici diversi da quelli della voce 02.01.08).

Al capitolo 15, ovvero “Rifiuti di imballaggio; assorbenti, stracci, materiali filtranti e indumenti protettivi (non specificati altrimenti)”, quelli per:

  • i contenitori contaminati da prodotti agrochimici (15.01.10* - imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze);
  • contenitori di imballaggi bonificati da prodotti agrochimici (15.01.02 - imballaggi in plastica e 15.01.06 imballaggi in materiali misti).
Gestione del rifiuto in funzione della tipologia

Lo smaltimento non corretto di confezioni contenenti residui di prodotti fitosanitari, miscele residue del trattamento, acque di lavaggio, prodotti revocati, ecc., sono cause di contaminazione non solo delle acque ma anche dei suoli e possono provocare contaminazioni anche all’uomo e agli animali.
Per rendere minimi i rifiuti e i prodotti reflui legati ai prodotti fitosanitari, adottare i seguenti principi:

  • conservare nel magazzino soltanto le quantità di prodotti fitosanitari necessarie per l’utilizzo corrente (massimo due cicli colturali);
  • pianificare sempre le attività legate alla distribuzione dei prodotti fitosanitari;
  • utilizzare irroratrici che siano in grado di rendere minimo il volume di miscela non distribuibile e utilizzare la miscela residua avanzata nel serbatoio;
  • utilizzare i dati della taratura, della superficie da trattare e le indicazioni riportate in etichetta per calcolare esattamente le quantità di acqua e di prodotto fitosanitario necessarie per l’esecuzione del trattamento.

Al fine di gestire i rifiuti prodotti in linea con la normativa vigente è necessario considerare le seguenti 3 fasi:

  • 1. deposito temporaneo del rifiuto;
  • 2. smaltimento;
  • 3. adempimenti amministrativi.

6.5.1 Deposito temporaneo

Per deposito temporaneo s’intende “il raggruppamento dei rifiuti, prima della raccolta ai fini del successivo trasporto e smaltimento, realizzato nel luogo in cui gli stessi sono prodotti o presso il sito che sia nella disponibilità giuridica della cooperativa agricola ivi compresi i consorzi agrari di cui gli imprenditori agricoli sono soci”.
I rifiuti vanno raggruppati in un ambiente o locale che abbia requisiti tali da impedirne la dispersione, contaminazione di suolo e acque, inconvenienti igienico-sanitari o in generale danni a cose o a persone.

Cassonetto per lo stoccaggio temporaneo dei contenitori vuoti dei prodotti fitosanitari

A scelta del produttore, i rifiuti devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o di smaltimento secondo una delle seguenti modalità alternative:

  • con cadenza almeno trimestrale, indipendentemente dalle quantità in deposito;
  • quando il quantitativo di rifiuti in deposito raggiunga complessivamente i 30 m3 di cui al massimo 10 m3 di rifiuti pericolosi.

In ogni caso, allorchè il quantitativo di rifiuti non superi il predetto limite all’anno, il deposito temporaneo non può avere durata superiore ad un anno.
Il deposito temporaneo deve essere effettuato per categorie omogenee di rifiuti e nel rispetto delle relative norme tecniche, nonchè, per i rifiuti pericolosi, nel rispetto delle norme che disciplinano il deposito delle sostanze pericolose in essi contenute. Devono essere rispettate le norme che disciplinano l’imballaggio e l’etichettatura delle sostanze pericolose.
Nel rispetto di quanto sopra riportato, i rifiuti possono essere tenuti in stoccaggio in attesa del loro conferimento a terzi autorizzati senza necessità di autorizzazione.
L’imprenditore agricolo può effettuare la movimentazione dei propri rifiuti, anche percorrendo le strade pubbliche:

  • tra fondi appartenenti alla medesima azienda agricola (la distanza fra i fondi non deve essere superiore a 10 km);
  • dai propri fondi al sito, come sopra riportato, della cooperativa agricola o del consorzio agrario di cui è socio; a condizione che tale movimentazione sia finalizzata unicamente alla messa a dimora dei rifiuti in deposito temporaneo.

6.5.2 Smaltimento

I contenitori dei prodotti fitosanitari una volta svuotati del loro contenuto non devono essere riutilizzati per nessun motivo, ma vanno smaltiti in modo sicuro e legale.
Non vanno messi nei cassonetti per i rifiuti urbani e nemmeno bruciati o interrati.
Lo smaltimento può essere diversificato in relazione al tipo di rifiuto che è da smaltire:

  • Contenitori vuoti bonificati.
  • Contenitori con principi attivi non più utilizzabili.
  • Rifiuti di prodotti fitosanitari derivanti da eventuali sversamenti o lavaggi.

Smaltimento dei contenitori vuoti bonificati

Il presupposto di base per una gestione meno onerosa e rispettosa dell’ambiente e della salute dei cittadini e degli utilizzatori stessi è che i contenitori vuoti siano bonificati prima di procedere al loro deposito e successivo smaltimento.

Sistema per il lavaggio dei contenitori montato sul premiscelatore

Il trattamento di bonifica è finalizzato a rimuovere i residui di prodotto fitosanitario e può essere effettuato con le seguenti modalità: lavaggio con acqua dei contenitori vuoti di plastica, di metallo e anche di carta, purchè internamente plastificati, per rimuovere la massima quantità possibile di prodotto. E' buona pratica eseguire questa operazione contestualmente alla preparazione della miscela in modo da poter utilizzare le acque che derivano dal lavaggio per il trattamento che si sta effettuando.

Qualora ciò non fosse possibile, il refluo ottenuto va gestito in attesa dello smaltimento. E' possibile utilizzare due procedure per un corretto lavaggio.

1-Lavaggio manuale o triplice risciacquo:

  • A. immettere un quantitativo di acqua pulita pari a circa il 20% del volume del contenitore;
  • B. chiudere il contenitore;
  • C. eseguire non meno di 15 inversioni complete, tornando ogni volta alla posizione di partenza, accertandosi che l’acqua interessi tutte le parti del contenitore (es.manico);
  • D. trasferire il refluo nell’irroratrice o gestirlo in attesa dello smaltimento;
  • E. far sgocciolare il contenitore per circa 30 secondi.

Tale procedura deve essere ripetuta almeno 3 volte.

2 Lavaggio meccanico (con ugello lava contenitore):

  • A. necessaria una portata d’acqua minima di 4,5 litri/minuto;
  • B. pressione di almeno 3 bar (consigliato 6 bar);
  • B. tempo di lavaggio di almeno 40 secondi;
  • B. tempo di sgocciolamento di almeno 30 secondi.

Nel caso di contenitori di carta, internamente non plastificati, è necessario uno scuotimento sul recipiente in cui si prepara la miscela per liberarli della residua parte di prodotto fitosanitario ancora contenuto.
Durante la bonifica l’operatore deve utilizzare idonei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI).
Ai fini della gestione, i contenitori vuoti una volta bonificati vengono considerati come rifiuti speciali non pericolosi ove la legislazione locale lo permetta.
In attesa del conferimento o del ritiro, i contenitori vuoti e bonificati devono essere riposti in appositi sacchi chiusi ermeticamente e provvisti di etichetta sulla quale vanno indicati gli estremi identificativi del produttore.

Contenitori con principi attivi non più utilizzabili oppure contenitori vuoti non bonificati

I contenitori vuoti di prodotti fitosanitari non sottoposti a operazioni di lavaggio effettuate secondo quanto previsto dalla procedura di bonifica in precedenza riportata, quando contenenti sostanze pericolose, sono da considerarsi rifiuti speciali pericolosi e come tali devono essere gestiti. I prodotti fitosanitari con principi attivi non più utilizzabili (es. prodotti revocati o scaduti) sono classificati come rifiuti speciali pericolosi. In attesa dello smaltimento, devono essere conservati temporaneamente all’interno del deposito dei prodotti fitosanitari in un’area apposita e ben identificata.

Rifiuti di prodotti fitosanitari derivanti da eventuali sversamenti o lavaggi

La miscela residua e le acque di lavaggio delle attrezzature sono da considerarsi rifiuti speciali pericolosi, non possono essere immessi in fognatura o in un corpo idrico ricettore, ma vanno conferiti ad operatori autorizzati per lo smaltimento. Quanto sopra vale anche per le miscele fitoiatriche di composizione/concentrazione sconosciuta o incerta, come quelle derivanti dalla raccolta delle perdite avvenute nel magazzino dei prodotti fitosanitari.
Le acque di risulta dei trattamenti fitosanitari devono essere conservate in appositi serbatoi con adeguati requisiti di resistenza, nonchè dotati di sistemi di chiusura accessori e dispositivi atti a effettuare in condizioni di sicurezza le operazioni di riempimento, di travaso e di svuotamento. Questi, a loro volta, devono essere posizionati all’interno di opportune vasche o bacini di contenimento realizzati con materiale in grado di garantire una perfetta tenuta in caso di sversamenti accidentali.
Tra gli strumenti forniti dalla regione Lombardia c'è anche il supporto per l'installazione dei cosiddetti "biobed".
Di seguito testo tratto da relazione Dr. Ciampitti per 1° workskop TRAINAGRO.
Il PAN prevede che "le Regioni e le Province autonome possono attivare iniziative per sostenere le aziende per l’ammodernamento o la realizzazione di aree attrezzate per la preparazione delle miscele che siano costituite da un battuto di cemento munito di un tombino collegato ad un serbatoio di raccolta dei reflui contaminati con prodotti fitosanitari."
Nel paragrafo “Pulizia dell’irroratrice al termine della distribuzione” vengono fornite delle prescrizioni relative alla pulizia esterna dell’irroratrice tra cui:
"se si dispone di un’area per il lavaggio in azienda assicurarsi che l’area sia impermeabile ed attrezzata per raccogliere le acque contaminate, che devono essere conferite per il successivo smaltimento. Evitare di lasciare liquido contaminato sulla superficie dell’area attrezzata al termine delle operazioni di lavaggio. Se appositamente realizzati e autorizzati, possono essere utilizzati come aree per il lavaggio anche i “BIOBED”
Con il termine BIOBED in Italia (da PAN) si indica genericamente uno strumento nel quale immettere le acque contaminate, cioè i residui delle soluzioni di prodotti fitosanitari rimasti nelle apparecchiature di distribuzione e le acque utilizzate per il lavaggio di queste ultime.
Le acque contaminate possono essere biodegradate all’interno di un substrato fatto di terra e materia organica oppure subire un procedimento di evaporazione naturale o forzata.
L’installazione di un biobed è strettamente correlata a 3 importantissime operazioni:

  • 1. Quantificare i volumi di acque contaminate da smaltire
    • Software diagnostico
    • Valutazioni condotte da personale tecnico specializzato
  • 2. Allestire un’idonea piazzola sulla quale effettuare le operazioni di lavaggio delle attrezzature che deve essere:
    • impermeabile e calpestabile (cemento o materiale plastico)
    • di dimensione appropriate
    • con un pozzetto di raccolta isolato dalle acque piovane
    • dotato di pompa ad immersione
    • con una tubazione di raccordo
    • eventuali serbatoi di stoccaggio delle acque contaminate
  • 3. Smaltire l’eventuale residuo come rifiuto speciale pericoloso

Il servizio fitosanitario regionale della Lombardia, tramite il nucleo operativo di ERSAF, a partire dal 2013 ha avviato una serie di progetti pilota per verificare la praticabilità tecnico-economica dell’installazione di biobed:

  • grande soddisfazione delle aziende per l’efficacia;
  • facilità e rapidità nell’assemblare e mettere in opera lo strumento;
  • difficoltà nel reperire questi strumenti sul mercato;
  • necessità di una attenta valutazione della localizzazione e della realizzazione della piazzola di lavaggio;
  • possibilità di modulare lo strumento in funzione delle esigenze aziendali;
  • costo attualmente non valutabile con precisione per le aziende italiane, ma nell’ordine di qualche migliaio di euro

Questi aspetti verranno meglio dettagliati nell'allegato 2

6.5.3 Adempimenti amministrativi

La normativa in materia di rifiuti è in costante evoluzione, in particolare per quanto riguarda l’istituzione, il funzionamento e la razionalizzazione del sistema di controllo della tracciabilità denominato SISTRI.
Per il settore agricolo, inoltre, negli ultimi anni sono state emanate diverse norme di semplificazione degli adempimenti, così come richiesto dagli agricoltori stessi e dalle loro associazioni.
Quanto di seguito riportato fa, pertanto, riferimento alla disciplina vigente alla data di stesura del presente documento e rappresenta un riepilogo dei principali obblighi legati alla gestione dei rifiuti.

Tabella 6.2 - Esempi di rifiuti speciali non pericolosi e di rifiuti speciali pericolosi
RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI
Imballaggi Olii esausti
Film in polietilene per copertura serre e pacciamatura Batterie
Reti per filari e/o grandine deteriorate o spaghi Filtri olio
Tubi per l’irrigazione, manichette Lampade al neon per zootecnia
Cassette per frutta e verdura riutilizzabili Contenitori vuoti di prodotti fitosanitari non bonificati
Rottami metallici Residui di miscela di prodotti fitosanitari
Pneumatici usati Prodotti fitosanitari revocati
Fasciature/reti per rotoballe Filtri usati di atomizzatori
Contenitori vuoti di prodotti fitosanitari bonificati (dove permesso dalla legislazione regionale) Indumenti protettivi contaminati da prodotti fitosanitari

Circuiti organizzati di raccolta
Sono sistemi di raccolta di specifiche tipologie di rifiuti, organizzati sulla base di accordi di programma stipulati tra la Pubblica amministrazione e associazioni imprenditoriali rappresentative sul piano nazionale, o loro articolazioni territoriali, oppure sulla base di una convenzione-quadro stipulata tra le medesime associazioni e i responsabili della piattaforma di conferimento, o dell’impresa di trasporto dei rifiuti, dalla quale risulti la destinazione definitiva dei rifiuti.
All’accordo di programma o alla convenzione-quadro deve seguire la stipula di un contratto di servizio tra il singolo produttore e il gestore della piattaforma di conferimento, o dell’impresa di trasporto dei rifiuti, in attuazione del predetto accordo o della predetta convenzione.
L’accordo-contratto di programma per la gestione dei rifiuti agricoli deve contenere i requisiti minimi previsti dalla legge relativamente a circuiti organizzati di raccolta, finalizzati a garantire la tracciabilità della filiera e la destinazione finale dei rifiuti.
L’adesione da parte dell’impresa agricola ad un circuito organizzato di raccolta determina alcune semplificazioni, in particolare nell’iscrizione al SISTRI ed a quella all’Albo nazionale dei gestori ambientali, l’esonero dall’obbligo di compilazione del FIR per il trasporto dei propri rifiuti.