Linee Guida – Capitolo 0

Introduzione

Scopo del lavoro

Lo scopo del presente lavoro è quello di mettere a disposizione di utilizzatori professionali lombardi specifiche “Linee guida” per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari a livello aziendale.

Si tratta, più nel dettaglio, di un manuale redatto con l’intento di raccogliere un insieme di raccomandazioni in grado di garantire un elevato standard di qualità nella gestione dei prodotti fitosanitari nel loro complesso all'interno dell'azienda dal momento dell'acquisto al loro smaltimento.
Nella predisposizione di questo documento si è tenuto conto innanzitutto di quanto già definito a livello nazionale ed europeo; inoltre sono stati consultati e utilizzati ulteriori documenti e manuali.
Fra questi si richiama in particolare il volume "Linee guida per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari" II edizione (Dicembre 2016) di Maura Calliera, Ettore Capri, Tiziano Galassi, Floriano Mazzini, Pierluigi Meriggi, Adriano Politi, Luca Serrati, disponibile in versione digitale e liberamente accessibile nei siti di tutte le istituzioni di cui gli autori fanno parte.
Da questo volume è concessa ed auspicata, dagli autori (inclusi Calliera e Capri co-autori anche di questo documento), la creazione di opere derivate, purché non finalizzate a scopi commerciali.

Il presente lavoro rappresenta quindi un adattamento al contesto lombardo, e in dettaglio dell'area del Parco Adda Sud, dell'ultima edizione delle Linee guida per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Ove le normative e/o le buone pratiche non differiscono il testo è stato quindi integralmente riportato. Le linee guida di riferimento sono scaricabili da:

Altri materiali analizzati e consultati sono stati:

  • i documenti messi a punto nell’ambito dei progetti TOPPS “Train Operators to Promote best management Practices & Sustainability” (http://www.topps-life.org);
  • Linee guida per l’applicazione in Lombardia del Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, Bollettino ufficiale Regione Lombardia, Serie Ordinaria n. 11 - Giovedì 12 marzo 2015 e la loro più recente versione, quella della D.g.r. n. XI/1376, 11 marzo 2019, allo scopo di contestualizzare i principi dell’uso sostenibile in ambito regionale;
  • Azimonti Giovanna, Balsari Paolo, Fanelli Roberto, Ferrero Aldo, Gigliotti Giovanni, Marchini Silvia, Mazzini Floriano, Otto Stefan, Rapagnani Maria Rita, Zaghi Carlo, Zanin Giuseppe. Documento di orientamento - Prodotti fitosanitari Misure di mitigazione del rischio per la riduzione della contaminazione dei corpi idrici superficiali da deriva e ruscellamento e allegati- Comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale Sezione consultiva per i fitosanitari 15 marzo 2017 [Doc.MinSal-luglio2009_rev1-15 marzo 2017];
  • Rapporto su indagine effettuata nell'ambito del progetto TRAINAGRO su un campione di 93 aziende ricadenti nelle provincie di Lodi e Cremona;
  • Aggiornamenti su normativa europea, nazionale e regionale.
  • Seguendo quindi lo schema già utilizzato con successo in precedenza, il documento, strutturato in capitoli specifici, illustra le diverse fasi che vanno dal momento dell’acquisto fino a quello dello smaltimento dei contenitori evidenziando gli aspetti più rilevanti.
    Le problematiche vengono affrontate nell’ottica di minimizzare principalmente i potenziali rischi di contaminazione di tipo puntiforme ma anche di tipo diffuso; contestualmente vengono evidenziate anche le principali misure atte a salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori, degli astanti e dei residenti.
    Mediante l’analisi dei comportamenti, delle dotazioni strutturali e delle attrezzature della singola azienda agricola, si possono infatti individuare i punti critici che possono rappresentare un rischio per l’ambiente e/o per la salute umana e conseguentemente suggerire le soluzioni più idonee.
    Si tratta di un approccio diverso dall’assistenza tecnica tradizionale; in questo caso viene promosso un approccio di valenza più ampia, che coinvolge l’azienda agricola e il contesto nel quale è inserita.

    Le fasi sulle quali si sviluppano le “Linee guida” sono:

    • 1 acquisto e trasporto;
    • 2 stoccaggio;
    • 3a pianificazione dei trattamenti;
    • 3b prevenzione della contaminazione: deriva, ruscellamento e misure di mitigazione;
    • 4 trasferimento in campo;
    • 5 esecuzione trattamento;
    • 6 operazioni successive al trattamento (gestione dei reflui di fine trattamento, lavaggio attrezzatura e smaltimento rifiuti).

    Per ciascuna fase, le “Linee guida” riportano:

    • i punti chiave e le priorità;
    • un diagramma di flusso che evidenzia schematicamente le diverse scelte o i comportamenti da adottare;
    • una descrizione delle soluzioni strutturali e/o comportamentali per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.

    Dal punto di vista normativo, anche questo documento, come le “Linee guida” da cui derivano, si inserisce nel contesto dell’applicazione del Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN) e in particolare al punto A.6 “Manipolazione e stoccaggio dei prodotti fitosanitari e delle rimanenze” in coerenza con quanto stabilito all’art.13 della Direttiva 2009/128/CE, il quale prevede che “gli Stati membri adottino provvedimenti affinché le operazioni di manipolazione, stoccaggio e trattamento degli imballaggi e delle rimanenze non rappresentino un pericolo per la salute umana e per l’ambiente”.
    In tale ambito sono previste una serie di azioni fra cui la “messa a punto di procedure sicure per lo stoccaggio e la manipolazione dei prodotti fitosanitari, la preparazione della miscela fitoiatrica, il lavaggio dei contenitori e dei macchinari dopo il trattamento, lo smaltimento delle acque reflue e degli imballaggi” e la diffusione di linee guida sulle buone pratiche d’uso dei prodotti fitosanitari.

    Importanza del contesto territoriale

    L’Italia, come è noto, è caratterizzata da elevata variabilità geografica con conseguente sistema agricolo fortemente differenziato a livello territoriale.
    Le azioni e gli investimenti necessari per garantire un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari richiedono anche la conoscenza approfondita del quadro di riferimento dal punto di vista ambientale, agronomico e legislativo, nonché delle dinamiche socio-economiche locali.
    Comprendere il contesto territoriale nel quale opera l’azienda agricola è fondamentale in quanto permette di considerare o di valutare eventuali vincoli di carattere applicativo che possono riguardare strettamente l’impiego dei prodotti fitosanitari.
    Questo significa, inoltre, valorizzare le competenze e le esperienze dell’ambito locale nel quale si opera e comporta l’interfacciarsi con un sistema complesso, che include non soltanto gli operatori agricoli e le imprese, ma anche le regioni e i sistemi territoriali.

    A partire dal 2000, la Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro Acque) e, in ambito nazionale, il D.Lgs. 152/06 (Norme in materia ambientale) sottolineano che “diverse condizioni ed esigenze riscontrabili all’interno della Comunità richiedono l’adozione di soluzioni attraverso programmi di misure adeguati alle condizioni regionali e locali”.
    Le norme sopra citate stabiliscono un quadro di riferimento per sviluppare azioni di conservazione, protezione e miglioramento dello stato di qualità delle acque in quanto risorsa limitata e vulnerabile.
    Già nell’articolo 3-ter del D.Lgs. 152/06 vengono sanciti i principi di azione ambientale e sostenibile ovvero che la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale, deve essere garantita mediante un’adeguata azione conforme ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente.
    L’applicazione della normativa comporta la valutazione dell’impatto ambientale di tutte le attività umane, compresa l’attività agricola, l’analisi economica della risorsa idrica con incluso i costi ambientali, l’attività di monitoraggio e conseguenti azioni mirate, atte a limitare o impedire il deterioramento delle acque. Questi obiettivi devono essere perseguiti in un’ottica di gestione integrata e partecipativa di tutti i soggetti portatori di interesse presenti su un territorio (art. 14 della Direttiva).

    Anche a livello locale, per dare attuazione ai Piani di Bacino, si sottolinea l’importanza di “integrare le conoscenze e le competenze locali e non di sostituirsi a esse”.
    In particolare l’art. 93 del D.Lgs. 152/06, tratta quelle aree che meritano una particolare protezione ambientale per le risorse idriche superficiali e sotterranee da loro sottese.
    Un’area è considerata vulnerabile quando “… l’utilizzo al suo interno di prodotti fitosanitari autorizzati pone in condizione di rischio le risorse idriche e gli altri comparti ambientali rilevanti”.

    Ai sensi del comma 4, Parte B1 dell’Allegato 7 del D.Lgs. 152/06, possono essere considerate aree vulnerabili da prodotti fitosanitari, le aree naturali protette, o porzioni di esse indicate nell’Elenco Ufficiale di cui all’art. 5 della Legge 6 dicembre 1991, n. 394. Nell’ambito delle misure atte a prevenire, a ridurre e, di conseguenza, a migliorare la qualità ecologica delle risorse idriche, nell’Allegato 7 (Parte B) del D.Lgs.152/06, sono previsti, per i prodotti fitosanitari utilizzati nelle normali pratiche agricole, degli studi di caratterizzazione territoriale (cartografia) essenziali per l’identificazione di aree vulnerabili presenti sul territorio nazionale.
    Le Regioni e le Province autonome dovevano provvedere entro un anno dalla pubblicazione del decreto ad una prima individuazione e cartografia delle aree vulnerabili ai prodotti fitosanitari ai fini della tutela delle risorse idriche sotterranee.
    Il piano di gestione invece è lo strumento per il raggiungimento degli obiettivi della direttiva (art. 13), da predisporre per ogni distretto idrografico compreso nel territorio nazionale. Può essere integrato da programmi e da piani più dettagliati per sottobacini, settori, problematiche o categorie di acque, al fine di affrontare aspetti particolari della gestione delle risorse idriche.

    Il contenuto dei Piani di Gestione dei Bacini Idrografici (indicato nell’allegato VII della Direttiva Quadro Acque) può essere riassunto nei seguenti punti (estratto dal sito del Ministero dell’Ambiente http://www.direttivaacque.minambiente.it/aspetti_generali.html):

    • la descrizione generale delle caratteristiche del distretto;
    • la sintesi delle pressioni e degli impatti delle attività umane sui corpi idrici superficiali e sotterranei;
    • l’elenco e la rappresentazione delle aree protette;
    • la mappa delle reti di monitoraggio;
    • l’elenco degli obiettivi ambientali per tutti i corpi idrici;
    • la sintesi dell’analisi economica;
    • la sintesi dei programmi di misure (compresi quelli più dettagliati per sottobacino, settori o per problematiche specifiche, nonchè le misure adottate per la partecipazione pubblica);
    • l’elenco delle autorità competenti e le procedure per ottenere la documentazione e le informazioni di base.

    La direttiva europea per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari prevede inoltre la riduzione dei rischi derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari ai fini della tutela dell’ambiente acquatico, dell’acqua potabile e della biodiversità. Il Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari ha previsto in tal senso la predisposizione di specifiche linee guida di indirizzo.
    Le “Linee guida di indirizzo per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei Siti Natura 2000 e nelle aree naturali protette” sono state approvate con uno specifico decreto del 10 marzo 2015 del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
    Le linee guida individuano una serie di misure ed i relativi criteri di scelta per la riduzione dei rischi e riguardano in particolare:

    • misure per la mitigazione dei rischi associati alla deriva, al ruscellamento e alla lisciviazione dei prodotti fitosanitari, nonchè alla loro limitazione/sostituzione/eliminazione ai fini della tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile;.
    • misure specifiche di mitigazione del rischio, che possono essere inserite nei piani di gestione e nelle misure di conservazione dei Siti Natura 2000 e delle aree naturali protette, in funzione degli obiettivi di tutela;.
    • misure complementari da prevedere in associazione alle misure di riduzione del rischio..

    L’applicazione delle misure, volontaria o obbligatoria, è stabilita dalle Regioni e dalle Province autonome e/o dagli Enti preposti alla tutela delle acque e delle aree protette/Siti Natura 2000, in funzione di specifici obiettivi e dei relativi strumenti da attivare anche in relazione ai provvedimenti comunitari attuativi della nuova PAC.
    I piani di bacino individuano le eventuali misure necessarie per ridurre i rischi derivanti dall’impiego dei prodotti fitosanitari allo scopo di raggiungere gli obiettivi per la tutela delle risorse idriche. Tali misure si devono integrare con quanto previsto nei Piani regionali di sviluppo rurale.
    La Rete Natura 2000 è lo strumento fondamentale per la conservazione della biodiversità nell’Unione Europea ed è riferita agli habitat e alle specie animali e vegetali particolarmente rari e minacciati a livello comunitario.
    La Direttiva 92/43/CEE “Habitat” prevede che gli Stati membri partecipino alla realizzazione della rete ecologica europea Natura 2000 identificando aree di particolare pregio ambientale denominate Zone Speciali di Conservazione (ZSC), al momento ancora definite Siti di Importanza Comunitaria (SIC), che affiancano le Zone di Protezione Speciale (ZPS) previste dalla Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” e sue modifiche e integrazioni.

    In Lombardia la superficie delle aree protette è di circa 134.000 ettari, pari al 4,5% della superficie protetta terrestre presente a livello nazionale e al 5,5% della superficie territoriale regionale.
    I siti elencati sono 105, distribuiti nelle varie tipologie di aree protette: il Parco Nazionale dello Stelvio, 2 riserve naturali statali (Bosco Fontana e Bosco Siro Negri), 13 parchi naturali regionali, 62 riserve naturali regionali e 27 altre aree protette (monumenti naturali, oasi, aree naturali di interesse locale). Oltre alla classificazione dell’elenco ufficiale esiste in regione il Sistema delle aree protette lombarde (L.R. 86/1983) che include altre tipologie tra cui 90 parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS) e 24 parchi regionali, caratterizzati da diversi livelli di naturalità, e distinti in fluviali, montani, di cintura metropolitana, agricoli e forestali. Di questi, 13 si ritrovano nell’elenco ufficiale delle aree protette, per la parte di superficie caratterizzata da più elevati livelli di naturalità e destinata a funzione di conservazione secondo la disciplina della legge nazionale (14% del totale).
    Il Sistema delle aree protette lombarde, oltre ad avere fini di tutela e di salvaguardia della biodiversità, si caratterizza per l’attenzione al recupero delle attività agricole, silvicole e pastorali tradizionali collegate al territorio rurale; al suo interno sono presenti più di 73 beni architettonici e culturali. Complessivamente, tale sistema si estende per una superficie di circa 524.000 ettari. La superficie regionale protetta include altre tipologie di aree protette: le zone umide e le aree appartenenti alla rete Natura 2000, costituite dai siti di importanza comunitaria/zone speciali di conservazione (SIC/ZSC) e dalle zone di protezione speciale (ZPS). I SIC sono 193 estesi su una superficie di 224.200 ettari mentre le ZPS sono 67 e interessano 297.432 ettari.
    Se si considerano le 18 sovrapposizioni di SIC e ZPS, la rete Natura 2000 include complessivamente 242 siti su una superficie di 372.148 ettari.
    Per informazioni relative alla Rete Natura della Regione Lombardia è possibile consultare www.ersaf.lombardia.it alla sezione Parco Stelvio, aree protette e biodiversità.

    Il progetto TrainAgro ha focalizzato la sua attività nell’ambito del Parco Adda Sud, riconosciuto come area prioritaria numero 6 “Fiume Adda” (Corridoio primario nell’ambito della Rete Ecologica Regionale). Per maggiori dettagli sul Parco, si veda il sito del parco.